L’amministratore di sostegno è una figura che viene nominata dal Giudice Tutelare del Tribunale nel luogo di residenza del beneficiario per assistere una persona che non è in grado di provvedere autonomamente ai propri interessi, sia in ambito patrimoniale che personale. Una delle questioni importanti da chiarire è chi debba sostenere i costi relativi all’amministratore di sostegno, ossia chi paga l’amministratore.
Chi paga l’amministratore di sostegno?
In linea generale, l’amministratore di sostegno viene remunerato con un compenso che dipende dal tipo di attività svolta e dalle risorse disponibili della persona assistita. La legge prevede che il compenso dell’amministratore di sostegno debba essere a carico del soggetto assistito, se quest’ultimo ha mezzi sufficienti per far fronte alla spesa. Se il soggetto assistito non è in grado di pagare, il giudice può decidere che non vi siano compensi da versare all’Amministratore di Sostegno. In alcune città vi sono fondi previsti per l’assistenza sociale, non è però il caso della città di Roma.
Nel dettaglio:
- Se la persona assistita ha risorse economiche sufficienti, il compenso dell’amministratore di sostegno è a carico suo.
- Se la persona assistita è priva di risorse sufficienti, il giudice può decidere che non vi siano compensi da versare all’Amministratore di Sostegno.
In alcuni Tribunali sono in vigore dei Protocolli sull’equo compenso dell’Amministratore di Sostegno, come nel caso del Tribunale di Roma.
Il Tribunale di Roma, sezione IX, ha previsto un protocollo relativo al compenso dell’amministratore di sostegno che stabilisce alcuni criteri chiari per la determinazione dell’importo da corrispondere per l’attività svolta. Il protocollo si fonda su un principio di equo compenso, ossia un compenso che sia proporzionato alle attività effettivamente svolte dall’amministratore, tenendo conto della complessità dell’incarico e delle condizioni economiche del soggetto assistito.
Il Protocollo del Tribunale di Roma prevede alcune linee guida per determinare il compenso, tra cui:
- Equità del compenso: Il compenso deve essere proporzionato all’effettivo impegno e alle responsabilità assunte dall’amministratore, garantendo che sia adeguato alla tipologia di amministrazione svolta. In altre parole, se l’amministratore deve occuparsi di operazioni particolarmente complesse, il compenso sarà maggiore rispetto a un’attività che comporta una gestione semplice.
- Fissazione dell’importo: Il compenso non deve essere eccessivo e deve tenere conto delle capacità economiche della persona assistita. L’importo è determinato dal giudice, che stabilisce una somma da individuare all’interno dello scaglione previsto per il patrimonio liquido del beneficiario, aumentato in caso di complessità. Il giudice, nel fissare l’importo, si rifà alle tabelle previste dal protocollo, che prendono in considerazione anche la complessità del caso (ad esempio, la gestione di patrimoni complessi, o situazioni particolarmente difficili come il sovraindebitamento da ludopatia).
- Il principio di proporzionalità: Il compenso dell’amministratore deve essere proporzionato al patrimonio del beneficiario, alla complessità dell’incarico ed all’intensità dell’attività svolta. Un amministratore che deve gestire un patrimonio complesso o che si occupa anche della gestione di problematiche legate a dipendenze come la ludopatia avrà un compenso più alto rispetto a chi svolge attività di amministrazione più semplici.
Il principio dell’equo compenso è fondamentale per garantire che l’amministratore di sostegno riceva una remunerazione adeguata alla professionalità richiesta, senza però gravare eccessivamente sulla persona assistita, soprattutto se quest’ultima si trova in una condizione di vulnerabilità economica.
Il Tribunale di Roma si è dotato di un protocollo che stabilisce criteri chiari per la determinazione del compenso, garantendo in tal modo trasparenza e adeguatezza nelle decisioni prese. L’equo compenso non solo tutela il lavoro dell’amministratore, ma è anche uno strumento per evitare che le risorse economiche del soggetto assistito vengano dissipate in maniera inadeguata.
In sintesi, l’amministratore di sostegno viene remunerato in base alle risorse economiche del soggetto assistito, con un compenso che deve essere proporzionato al lavoro svolto. In caso di indigenza, secondo le linee guida stabilite dal protocollo del Tribunale di Roma, l’amministratore di sostegno ha diritto solo al rimborso delle spese vive, senza alcuna remunerazione.
Scarica Allegato “protocollo equo compenso ADS Tribunale di Roma”
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